MAB – Museo all’Aperto Carlo Bilotti

Il passato non è trascorso invano se ai piedi della Cosenza storica si affaccia la città nuova con una spianata di opere d’arte a cielo aperto, unica realtà del sud Europa capace di ospitare un museo degno del MOMA: Rotella, Manzù, De Chirico, Dalì , Greco, Consagra, Sosno, Modigliani si presentano generosi a chiunque attraversi il centro. L’inconscio collettivo passeggia con noi, aiutandoci a ripristinare un senso di comunione in cui nessuno è solo. 

Allestito nel 2006 e arricchito negli anni successivi, rappresenta un unicum nel panorama artistico cosentino: una vera galleria d’arte a cielo aperto, realizzata nella principale arteria commerciale della città, Corso Mazzini e sue diramazioni, area destinata al passeggio dei cosentini. Il percorso del Museo all’Aperto Carlo Bilotti consente di fruire l’arte in modo innovativo, armonicamente integrato nel tessuto urbano, tra lo shopping e un aperitvo in compagnia.

Le opere d’arte contemporanea di artisti di fama nazionale e internazionale, 16 in totale, sono frutto della donazione al Comune di Cosenza della famiglia Bilotti.

Testa di Cariatide (Amedeo Modigliani)

Anno di esecuzione 2006; anno di acquisizione 2015
Scultura in bronzo cm 226,5x75x85

Fa parte della serie delle Cariatidi che rappresentano la sintesi della cultura, di influenze e contaminazioni di movimenti artistici europei ed africani a Parigi, dove convergevano nei primi anni del ‘900, e dove Modigliani fu influenzato dall’art nègre della scultura oceanica, l’attrazione verso il mondo esoterico, i segni della cabala, i simboli della tradizione ebraica e le reminiscenze classiche. Unico bronzo monumentale di Modigliani in Italia.

San Giorgio e il Drago (Salvator Dalì)

Anno di esecuzione 1977-84; anno di acquisizione 2006
Scultura in bronzo, cm 141x135x84
Collocazione: Corso Mazzini, incrocio Via Adige

Nell’opera Dalì ritrae San Giorgio, ovvero il simbolo critico-paranoico, nell’atto di uccidere il drago della ragione. Del gruppo fa parte anche una donna che accoglie l’evento alzando il braccio in segno di vittoria. Se il drago volante è simbolo di immortalità, il personaggio che lo trafigge è una creatura misteriosa, che si impossessa di tale immortalità sconfiggendo la fiera. Questa enigmati­ca composizione ripete l’iconologia cristiana e le attribuisce un senso laico. Il colore del bronzo muta nei diversi piani, come se al livello inferiore mancasse ogni barlume di luce, che invece splende nella figura che annienta il drago.

Grande Bagnante (Emilio Greco)

Anno di esecuzione 1957; anno di acquisizione 2005
Scultura in bronzo, cm 225x35x60
Collocazione: Largo Lisa Bilotti

L’opera fa pendant con la Bagnante del 1959, donata nel 2004, sempre da Bilotti, alla Galleria Nazionale di Cosenza – Palazzo Arnone. La torsione della figura forma una linea sinuosamente astratta, le cui superfici paiono espandersi in onde progressive di vibrante vitalità. Una figura dinamica, intensamente animata, che procede in avanti con una spinta vigorosa, ma con la grazia propria di una giovane fanciulla. Simbolo di bellezza muliebre, che ri­manda al repertorio artistico del passato, e opera d’avanguardia, in cui si compie un perfetto equilibrio di forme.

 

 

Paracarro Bifrontale (Pietro Consagra)

Anno di esecuzione 1991; anno di acquisizione 2005
Scultura, marmo rosato di Toscana, cm 406x210x84
Collocazione: Piazza Scura

Fa parte di una serie di opere esemplari unici realizzate nel 1991 in marmo scolpito a mano. Commissionate dal Comune di Lampedusa e Linosa, le opere sono state acquistate nel 2004 da Carlo Bilotti e da lui donate al Comune di Cosenza. Esprimono, come tutta la scultura di Consagra, “il ritmo drammatico della vita di oggi con elementi plastici che dovrebbero essere la sintesi formale delle azioni dell’uomo a contatto con gli ingranaggi di questa società dove è necessaria forza, volontà, ottimismo, semplicità e chiarezza“. L’opera, monumentale, invade lo spazio per la carica volumetrica e il forte impatto emozionale.

Paracarri (Pietro Consagra)

Anno di esecuzione 1991; anno di acquisizione 2005
Sculture, marmo di Bardiglio, travertino di Toscana, travertino noce, marmod i Armi, cm 234x58x50
Collocazione: Via Arabia

I quattro Paracarri del Museo all’Aperto Bilotti fanno parte di una serie di opere esemplari unici realizzate nel 1991 in marmo scolpito a mano. Commissionate dal Comune di Lampedusa e Linosa, le opere sono state acquistate nel 2004 da Carlo Bilotti e da lui donate al Comune di Cosenza.

Ferro Rosso (Pietro Consagra)
Anno di esecuzione 1995; anno di acquisizione 2010
Scultura in ferro e vernice poliuretanica, cm 130x113x1
Collocazione: Corso Mazzini, incrocio Via Miceli

Esemplare unico relativo alla produzione scultorea di Consagra legata al concetto di frontalità.  Ferro rosso rientra tra le bidimensionali, dove viene raddoppiata la possibilità di lettura e le prospettive diventano due. Gli elementi plastici si intrecciano e si incastrano asimmetricamente esprimendo il ritmo drammatico della vita di oggi, la sintesi formale delle azioni dell’uomo a contatto con gli ingranaggi di questa società, dove divengono necessari volontà, forza, ottimismo, semplicità, chiarezza. Tutto questo è messo maggiormente in risalto dal colore rosso.

 

Cardinale in piedi (Giacomo Manzù)

Anno di esecuzione 2004; anno di acquisizione 2006
Scultura in bronzo, cm 232x120x85
Collocazione: Corso Mazzini, incrocio Via Isonzo

Si tratta di un’immagine ieratica, dalla schematica struttura piramidale, rappresentata assorta in meditazione. Figura solenne e maestosa che invade lo spazio e tende alla semplificazione mediante il verticalismo, in cui è evidente il consistente apparato volumetrico creato dalla doppia massa conica del corpo, avvolto dal piviale, e dal solido formato dalla testa e dalla mitra. Di profilo, l’opera si svuota del suo peso materiale, diventa una figura eterea, la cui sagoma tagliente si staglia nello spazio, offrendo un raro saggio di essenzialità formale e di laica spiritualità.

Testa di Medusa (Giacomo Manzù)

Anno di esecuzione 1999; anno di acquisizione 2008
Scultura in bronzo, cm 79×7
Collocazione: Corso Mazzini, incrocio Via Macallè

Si tratta di un’unica tiratura per il MAB di Cosenza, la cui fusione in bronzo è stata realizzata dal marmo originale del 1946. Volto affascinante, estremamente espressivo e ammaliante di una Medusa, colta prima di essere trasformata in orrida testa di serpenti da Minerva. Spartana, autorevolmente volumetrica, esprime sobrietà, severità e compattezza al tempo stesso, i cui capelli interpretano perfettamente il concetto di movimento.

 

 

Bronzi di Riace (Sasha Sosno)

Anno di esecuzione 2005; anno di acquisizione 2005
Scultura in lega metallica, cm 120×7
Collocazione: Corso Mazzini, incrocio Via A. Giuliani

L’opera rappresenta le due sagome dei Brozi stilizzate, ritagliate in due lastre d’acciaio dipinto di rosso. Giocando con i vuoti, l’artista lascia che siano gli altri ad immaginare la parte assente della scultura. Il ritaglio nella materia vuole rievocare qualcosa di importante, o meglio ce lo vuole fare scoprire. II vuoto lasciato all’interno delle sagome è riempito dalla quotidianità, dall’ambien­te e dal contesto urbano. L’artista si serve di forme acquisite dall’immaginario collet­tivo per trasportarle nella modernità: è il passato che vive attraverso il contingente, un dialogo serrato sulla grande tavolozza della storia.

Tre Colonne (Sasha Sosno)

Anno di esecuzione 2008; anno di acquisizione 2008
Scultura in marmo bianco, cm 250x108x5
Collocazione: Corso Mazzini, incrocio Via Idria

Le tre colonne doriche, posizionate in sequenza, si inscrivono nella dialettica dei vuoti e dei pieni, complementari gli uni agli altri, nel senso di una mancanza procurata ad ar­te per stimolare l’intervento riflessivo di chi le guarda. L’opera richiama alla mente uno dei simboli più uni­versalmente riconosciuti dell’architettura e della re­ligiosità ellenica, il Tempio, ma anche la sintesi, attraverso la colonna, del concetto forse più compiuto e astratto di Bellezza.

Sette di Cuori (Sasha Sosno)

Anno di esecuzione 2010; anno di acquisizione 2010
Scultura in marmo bianco, cm 127x200x15
Collocazione: Corso Mazzini

La carta da poker, intagliata in marmo bianco di Carrara, poggia su una basa di granito grigio proveniente dalle cave silane, lavorata da Lucio Ghio. Commissionata da Carlo e Vincenzo Bilotti, nel Sette di Cuori il numero si riferisce ai sette colli della città di Cosenza, mentre il segno del cuore testimonia l’amore dei fratelli Bilotti per la loro città natale.

 

Rinascita della Cultura (Mimmo Rotella)

Anno di esecuzione 2002; anno di acquisizione 2002
Scultura in lega bronzo, cm 195
Collocazione: Piazza XI Settembre

L’opera, commissionata all’artista dal Comune di Cosenza, decanta la poetica della cultura quale reazione ai fondamentalismi e totalitarismi espressi a partire dall’attentato alle Torri Gemelle di New York, nel Settembre del 2001. Raffigura una catasta di libri che, sulla sommità sembrano, con le loro pagine aperte, suggerisce un volo d’uccelli: l’arma della cultura e del libro come mezzo di riscatto e rinascita sociale. La civiltà dei saperi, che affiora dal silenzio e dalla costernazione, si propone in forma piramidale, la cui base sono i libri e la cui sostanza è la cultura.

Lupo della Sila (Mimmo Rotella)

Anno di esecuzione 2005; anno di acquisizione 2007
Scultura in granito verde, cm 113×18
Collocazione: Piazza Kennedy

L’opera, realizzata con lamine di granito verde dagli scalpellini di Carrara, è l’ultima di Mimmo Rotella, che morì prima di vedere la scultura compiuta, autenticata più tardi dalla Fondazione Mimmo Rotella. Coglie l’istante in cui l’animale solleva la testa al cielo e ulula, mettendo in evidenza la forza dinamica dei nervi contratti, i muscoli tesi e l’energia liberata. Nel lupo c’è come un richiamo metaforico a raccolta di tutti i Calabresi, verso l’emancipazione e  il riscatto.

 

Ettore e Andromaca (Giorgio De Chirico)

Anno di esecuzione 2005; anno di acquisizione 2006
Scultura in bronzo con patina scura, cm 230x124x94
Collozazione: Piazza Kennedy

Edizione monumentale, eseguita in due esemplari autorizzati dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico destinati alle città di Cosenza e Roma, realizzata dalla Fonderia Tavani s.r.l. I due mitici personaggi, appartenenti al periodo metafisico del Maestro, si struggono nell’ultimo abbraccio davanti alle “Porte Scee”, prima del duello di Ettore con Achille. Si avverte tutto il pathos legato al tema dell’addio. Ma è proprio questo istante, l’attimo di incertezza e oscuramento della coscienza che giustifica la vita e la morte di fronte all’eternità. Andromaca sopporta dignitosamente le sue sventure e rappresenta l’ideale femminile.

Grandi Archeologi (Giorgio De Chirico)

Anno di esecuzione 2008; anno di acquisizione 2009
Scultura in bronzo con patina scura, cm 170x120x120
Collozazione: Piazza XI Settembre

Edizione eseguita in due esemplari autorizzati dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico destinata alle città di Cosenza e realizzata dalla Fonderia Tavani s.r.l. La scultura è tratta da una copia del 1968, realizzata da Giorgio De Chirico. Due figure, i tipici manichini di De Chirico, sono sedute affiancate, una avvolge l’altra fino a portarle la mano sulla spalla. Entrambe hanno la veste panneggiata alla maniera classica e tengono in grembo vestigia delle antiche civiltà, richiamo al passato e al mestiere dell’archeologo.

Grande Metafisico (Giorgio De Chirico)

Anno di esecuzione 2009; anno di acquisizione 2009
Scultura in bronzo con patina scura, cm 320×86
Collocazione: Piazza XI Settembre

Edizione eseguita in un unico esemplare autorizzato dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, destinato alla città di Cosenza e realizzato dalla Fonderia Bonvicini di Sommacampana (VR). La scultura costituisce un ingrandimento dell’opera originale, del 1970, traduzione scultorea dei dipinti di New York e di Berlino. Il Grande Metafisico evoca la forza dell’immaginario dechirichiano, dove, accanto alle immagini della metafisica, compaiono motivi di quel mondo mitologico che affonda memoria nelle origini greche dell’artista. Una struttura ascendente e totemica che riunisce simboli e oggetti di numerose composizioni precedenti.

 

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